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Gli occhi della morte

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Mettete, nella bara, i miei occhiali, bacchette a fildiferro,

in modo che riesca a vedere in faccia madama Morte,

di modo che riesca a vedere

l’uomo di Neanderthal camminar sui monti,

milioni e milioni di schiavi costruir mausolei

di ricchi sciacalli nelle valli del Nilo.

 

Mettete, nella bara, rivoli di sbavature d’inchiostro

sui dorsi della mano, i denti dei miei bimbi

incastonati in una crosta di Grana Padano,

e i miei occhiali, lenti anti-riflesso,

in modo da riuscir a stringere tra dita ossute

una vita che si sottrae,

tramutando campi di battaglia in campi santi,

affinché riesca a vedere Cesare, al limitar del Rubicone,

frenare cavalli e dadi, i morti di Crociate,

monaci e monatti.

 

Mettete, nella mia bara, le lacrime di un foglio

in carta formato A4, i miei libri non scritti,

i miei occhiali – da calcetto-, montatura anti-rottura,

cosicché riesca a rimbalzare contro i muri neri del silenzio

senza ributterarmi il viso,

in maniera da riuscire a vedere indiani correre

nelle distese dell’ovest americano,

a tirare i baffi a Stalin,

a metter dita nell’occhio celeste,

Didimo novello.

 

Mettete, nella bara, occhiali sui miei occhi chiusi,

aiutandomi a non morire, come uomo,

aiutandomi a smetter di dormire.

 

     [Il Guastatore, 2012]

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